Olive

Stasera nel mio sugo al tonno c’erano le olive. Che buon sugo e che buone olive che ho mangiato!

Olive senza nocciolo. 

E pensare che da qualche parte nel mondo (o in Italia) qualche azienda produce le olive senza nocciolo. 

Che spreco di tempo! Immagino l’amico dell’operaio che chiede: “ehi, che lavoro fai ora?” 

e lui tutto orgoglioso: “olive in barattolo!”

Ma il mondo ha bisogno di barattoli di olive? Abbiamo realmente bisogno di tutto questo? 

Stasera ho potuto mangiare un sugo al tonno con le olive perché spendo le mie giornate (per altro arrivando a casa la sera senza forze) per poter guadagnare dei soldi, che mi permettono di comprare un barattolo di olive, che permetteranno un guadagno a qualcuno che mette le olive senza nocciolo in un barattolo. 

Andiamo, ha senso?

Non posso curare i miei sogni e non posso stare in silenzio in mezzo a un campo per ascoltare il verso dell’upupa o un ronzio di un’ape per potermi comprare olive in barattolo?

Abbiamo così disperatamente bisogno di lavorare arrivando al punto di non aver tempo per osservare il castagno, il rumore di un ruscello, il colore delle foglie in autunno, l’odore della menta e del timo. 

Dobbiamo lavorare!

E non c’è tempo da prendere per noi stessi per poter ascoltare con attenzione una persona che si sente sola, comunicare il nostro bene a un nostro amico, osservare come una donna che si sposta i capelli dall’orecchio. 

Passa una persona anziana. Abbiamo tempo per osservarla? Abbiamo tempo per donare un sorriso a un bambino?

Non c’è tempo. 

C’è il lavoro. 

Ma allora preferisco non essere. Il tempo è solo una misura, perciò io non sono.

Odio le olive.

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