Indice
- Dolore più amplificato
- Consapevolezza
- Confronto
- Alcuni punti importanti da seguire
- Disturbo specifico dell’apprendimento
- Percorso di accettazione
- Conclusione
Quando si parla di “ipersensibilità” o “persone altamente sensibili”, alcune persone potrebbero pensare che ci si stia riferendo a una sensibilità fisica, come la sensibilità della pelle, una particolare suscettibilità alle malattie o al dolore. Potrebbero non pensare alla sensibilità emotiva esacerbata, collegata al funzionamento del nostro emisfero destro.
Tuttavia, la connessione tra sensibilità fisica e ipersensibilità è molto reale.
Nel suo libro “Persone altamente sensibili. Come stare in equilibrio quando il mondo ti travolge“, Elaine Aron dedica un capitolo intero alla correlazione tra sensibilità fisica e sensibilità emotiva.

Dolore più amplificato
Durante una serata tra amici, parlavo con una mia amica, anch’essa ipersensibile. Ironizzavamo su alcuni problemi fisici che aveva affrontato nell’ultimo periodo e, a un certo punto, esordì dicendo: “Quando ho qualche problema fisico, sento il dolore molto più intensamente rispetto ad altre persone, e a volte mi capita di avere veramente terrore all’idea di dovermi sottoporre a un piccolo intervento chirurgico”.
Le persone altamente sensibili, avendo un contatto più profondo con le emozioni, un’interazione più intensa con i propri cinque sensi e una maggiore velocità di trasmissione degli impulsi nervosi attraverso i neuroni, sono anche più sensibili al dolore rispetto a chi non è ipersensibile.
Consapevolezza
Sono sempre stato consapevole di questo aspetto fin da bambino e ho sempre realizzato che, anche nelle situazioni più banali, il mio livello di dolore era più alto, o più acuto, rispetto ad altre persone. Ad esempio, anche quando, scalzo, urtavo contro il comodino, il dolore che le mie dita dei piedi mi trasmettevano durava più a lungo e si presentava più intensamente rispetto a quello che avrebbe provato una persona normale.
Ho sempre avuto problemi fisici fin da quando ero bambino. Ho sofferto di dolore di stomaco, ho avuto frequenti raffreddori e febbri rispetto ai miei coetanei, e attualmente soffro di emicranie di media-grave intensità.
Confronto
Parlando con altre persone ipersensibili che ho incontrato nella mia vita, ho scoperto che ognuna di loro ha avuto un proprio “problema” fisico o una malattia per un periodo più o meno lungo, spesso sin da quando erano bambini.
Gli ipersensibili sono sensibili al dolore, alle malattie, allo stress, ai farmaci, alle allergie e sono talvolta anche più predisposti a disturbi psicologici.
Se siete ipersensibili, questo è un aspetto della vostra vita che prima o poi dovrete affrontare. Anche se siete persone tenaci e con una forte resistenza fisica e mentale, dovete innanzitutto rispettare il vostro corpo e cercare all’interno di voi stessi quelle routine, quell’approccio alla vita che vi aiuti, piuttosto che creare ulteriori problemi.
Alcuni punti importanti da seguire
Alimentazione
gli ipersensibili sono più suscettibili agli effetti degli zuccheri raffinati e dei carboidrati. Un primo passo per aiutare il vostro corpo a vivere meglio è quindi adottare una dieta sana ed equilibrata. Senza entrare troppo nei dettagli tecnici, dovete sapere che gli zuccheri raffinati o derivati dai carboidrati possono favorire problemi fisici (come l’aumento di peso), soprattutto nelle persone ipersensibili. Quindi, se state esagerando con dolci o pasta, cercate di ridurne l’assunzione e introducete nella vostra dieta più verdura, frutta, pesce, carne e legumi.
Caffè e alcool
gli ipersensibili sono anche più sensibili alla caffeina e all’alcol. Il caffè può causare un forte stato di tensione e agitazione, quindi due tazze al giorno possono essere più che sufficienti. Per quanto riguarda l’alcol, gli ipersensibili possono essere più inclini a bere vino, birra e alcolici in generale. Bere e avvertire quella leggera euforia può indurre in loro uno stato di distacco dal proprio lato ipersensibile, tanto che per un po’ possono smettere di pensare. In effetti, bere può aiutarli a dimenticare temporaneamente la loro acuta sensibilità e può rendere loro più “socialmente accettati”. Insomma, come si dice, “bere per dimenticare”. Tuttavia, per quanto possa essere allettante, non è l’abuso di alcol a rendere gli ipersensibili persone migliori. Per migliorarsi, bisogna imparare a gestire il proprio dono, informandosi sempre più sul tema dell’ipersensibilità!
Sonno
gli ipersensibili, avendo un’attività cerebrale maggiore, hanno necessariamente bisogno di più sonno. Cercate il più possibile di garantirvi il giusto numero di ore di riposo, soprattutto se avete lavori stressanti, lavori che richiedono il contatto con molte persone o se lavorate su turni.
Stress
gli ipersensibili, nonostante possiedano una grande forza di volontà, una resistenza elevata e una forza interiore travolgente, sono molto sensibili allo stress. Non siamo fatti per ritmi di vita frenetici, un lavoro stressante o anche solo un ambiente domestico caotico. Abbiamo talvolta bisogno di stare da soli per ritrovare noi stessi e nutrire il nostro dialogo interiore, spesso anche per eliminare quei picchi di sovraccarico emotivo che ci colpiscono. Molti ipersensibili (me compreso) raccontano di aver bisogno di stare a contatto con la natura: una passeggiata nel bosco, in un prato, al mare o in montagna. Questo li rilassa, li calma e offre quel “reset” mentale di cui hanno bisogno per rituffarsi nella mischia della società.
Disturbo specifico dell’apprendimento
Un altro aspetto interessante che ho osservato essere talvolta comune tra le persone altamente sensibili, di cui non dispongo di alcun dato statistico ufficiale ma solo di mie personali osservazioni, è la presenza frequente di DSA tra gli ipersensibili. Il termine DSA sta per Disturbo Specifico dell’Apprendimento, che può includere la dislessia (problemi con le lettere), la disgrafia (problemi con la scrittura), e la discalculia (problemi con i numeri).
Di solito è durante l’età scolare che ci si rende conto che un bambino può avere un DSA, dove può emergere un solo aspetto (ad esempio dislessia) o tutti e tre gli aspetti assieme. Oggi è più facile diagnosticare questo disturbo, ma un tempo non era così. Io stesso sono un DSA (discalculia e disgrafia) ed è solo grazie al corso serale per conseguire il diploma da adulto nel 2012 che, grazie alle mie docenti di quel periodo, ho potuto capire perché i numeri mi sfuggivano dalla mente.
Percorso di accettazione
Ad ogni modo, essere riconosciuto e diagnosticato come DSA, e quindi ricevere aiuto, è un privilegio che i bambini e i ragazzi hanno ottenuto solo recentemente. È solo a partire dall’8 ottobre 2010 che, grazie alla legge n.170, la disgrafia, la discalculia e la dislessia sono state ufficialmente riconosciute come reali disturbi dell’apprendimento e, come tali, le scuole devono fornire aiuti e metodi compensativi per aiutare i ragazzi a gestire questi disturbi e affrontare gli studi.
Ma per le persone come me, nate nel 1983, non è stato per nulla facile vivere con un disturbo che tutti etichettavano come “svogliatezza” o “ignoranza”.
Se a ciò si aggiunge anche l’ipersensibilità, spesso si verifica che la persona ipersensibile possa passare da un potenziale genio a una persona affetta da depressione, attacchi di panico o con problemi di autostima.
Conclusione
Essere ipersensibili nasconde spesso un rischio intrinseco legato a chi ci sta attorno: se troviamo una situazione familiare, scolastica e amici pronti a riconoscerici e a sostenerci, possiamo fiorire. Al contrario, se ci troviamo in una situazione che non ci riconosce, non ci valorizza e non ci aiuta, possiamo completamente appassire fino a “morire” interiormente.
Continuate a cercare e informarvi sul vostro tratto, sulla vostra personalità e sulle vostre potenzialità, finché queste non emergano e possano diventare il vostro punto di forza!
Aggiungi un commento